lunedì 29 ottobre 2012

 
La melagrana
La prima volta che le mie due figlie videro la melagrana fu quando un inverno le portai a San Paolo di Civitate, dove abitavano i miei genitori.
Quell’anno con mia moglie avevamo deciso di passare il Natale dai miei, in Puglia, ed il capodanno a Bari dove abitavano i suoi genitori.
Era la prima volta che venivamo giù d’inverno. Per loro era molto difficile rimanere in casa a causa del freddo, Le altre volte era estate e quindi potevano uscire, andare in villa, quando non eravamo al mare.
Però scoprirono tante cose nuove che non avevano mai visto. Per esempio “il braciere” e la carbonella con la quale si divertivano a scrivere sporcando i muri e sporcandosi loro stesse di nero.
Per la prima volta impararono a mangiare la salsiccia cotta sotto la brace. Mia madre infatti prendeva dei pezzi di salsiccia li avvolgeva in carta stagnola e li metteva a cuocere sotto la brace dentro il braciere.
Impararono a mettere sulla brace le scorze di arance e mandarini  per profumare l’ambiente e per la prima volta mangiarono, fatti da mia madre,  “i taràll, i pupurèt, i scav’datèll; i mèn’l” e tante altre cose che dove abitavamo noi non esistevano.
Mio padre dalla campagna portava  sempre nuovi frutti: I c’tùgn; i m’lèll; i cascavìll ed un giorno se ne arrivò con quattro “murianèt”.
Questa volta rimasi stupito persino io perché era un frutto che non mangiavo più da quando ero bambino.
Le mie figlie erano meravigliate e guardavano quel frutto che vedevano per la prima volta. Allora per rendere il frutto  ancora più misterioso chiesi loro: “Lo sapete come nasce questo frutto? C’è una storia bellissima!!!” e così dopo aver tergiversato un po’ per accentuare la loro curiosità, ci sedemmo attorno all’asciugapanni e gli raccontai questa storia.
“Tantissimi anni nella lontana Persia c’era un contadino molto povero che aveva un campo seminato grano. E siccome faceva sempre ottimi raccolti un anno decise di piantare proprio nel centro del campo un albero di mele. Dopo qualche anno l’albero crebbe e divenne forte  con tante foglie e cominciò a fare dei frutti. Le mele appese a quell’albero erano bellissime ed invidiate da tuti i passanti. Erano dolcissime,  rosse e piene di succo.
Un anno accadde una cosa stranissima. Una delle spighe del grano che circondava l’albero sembrava più alta di tutte le altre, proprio nel punto dove l’albero aveva prodotto la sua mela più bella. Infatti il grano si era innamorato della bellissima mela ed era disperato perché non poteva raggiungerla. La povera spiga soffriva per questo amore che non poteva soddisfare perché la mela era in alto ed il grano non ci arrivava. Ecco allora che successe il miracolo.... La mela cominciò a desiderare fortemente di unirsi al suo amore e pregò il ramo di piegarsi. Il ramo lentamente….molto lentamente cominciò a piegarsi e facendo attenzione a non spezzarsi permise che i due innamorati si toccassero e si scambiassero effusioni d’amore.
E così il grano fecondò la mela. Venne il tempo della mietitura e il grano fu tagliato via insieme a tutte le altre spighe.
La mela ne soffrì tantissimo e si lasciò cadere dal ramo sulla terra per andare in cerco dell’amato. Portava in grembo il frutto dell’amore e non potendo più muoversi si lasciò morire. Ma dalla sua morte vennero fuori semi che diedero la vita ad un albero magnifico che produsse frutti dalla rossa corteccia e dai semi rossi dolcissimi e succosi. Nacque il melograno dall’amore di una mela per il grano!
E ancora oggi, se ci fate caso, i rami a cui il frutto è attaccato piegano verso il basso come per offrirsi a qualcuno che non li può raggiungere”.


martedì 23 ottobre 2012

 

L’antica torre

Salda arroccata sulla
tua collina guardi
la valle del Fortore
Un esercito d’ulivi
e lunghi filari di autoctoni
vitigni fanno corona
alla tua solitudine.
Spettatrice silenziosa
di remoti eventi
Le anime degli avi riposano
serene al tuo cospetto
Custode gelosa di segreti
e storie fantastiche d’amore
Magica aura emana dentro
te tue mura
Temuto rispetto impone
la tua vetustà
Quante volte ai piedi della
scala, nascosto al mondo e solo,
ho sfogliato il libro dei miei
sogni
Quant’altre volte, salito  
sulla tua corona, restavo
più vicino al cielo in attesa
che il mio corpo del sole facesse
indigestione.
Di notte  parlavo con le stelle
così vicine  che potevo carezzarle
con le mani
Sola e  dimenticata ti rivedo
oggi al mio ritorno.
E le mie parole non
basteranno a vincere
la polvere del tempo
che inesorabilmente ci
ricoprirà.
Possa un dì un poeta
cantare le tue lodi
e renderti immortale
per l’eternità!

sabato 20 ottobre 2012

Meglio morire di fumo che di fame - La scelta che non c'è!

 

Meglio morire di fumo che di fame

E’ davvero una scelta?

 
AIA !  A leggerla così sembra più una esclamazione di dolore! Invece trattasi di Autorizzazione Integrata Ambientale. Ma cosa è esattamente questa AIA.
L'autorizzazione integrata ambientale (AIA) è il provvedimento che autorizza l'esercizio di un impianto o di parte di esso a determinate condizioni, che devono garantire la conformità ai requisiti di cui alla parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128, che costituisce l’attuale recepimento della direttiva comunitaria 2008/1/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 gennaio 2008 sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC). Secondo questa normativa, tutti gli impianti che svolgono attività  rientranti nell’Allegato VIII devono essere in possesso della specifica autorizzazione.
Mi sembra evidente che se necessitano di autorizzazione, queste tipologie di impianti a chi lavora a chi vive intorno o ad entrambi, qualche problema lo creano.
Oggi in Itali di siti sottoposti ad Autorizzazione Integrata Ambientale ne esistono 4.689 di cui 17 raffinerie; 118 Centrali termiche; 2 Acciaierie; 45 Impianti chimici e 5 altre tipologie. Queste sono gli impianti per i quali la competenza AIA  è  dello Stato. Vi sono poi 4.498 impianti di competenza Regionale. (fonte: Ministero dell’Ambiente - http://aia.minambiente.it/CercaImpiantiTipo.aspx).
In alcuni casi questi impianti vengono concentrati in aree specifiche e si creano così i “poli industriali”.
Eclatante in questi giorni il caso di Taranto dove tra l’altro sono concentrate impianti di produzione dell’acciaio e impianti di raffineria del petrolio. Altro caso simile è il polo di Siracusa dove impianti di diverse produzioni sono collocati nel quadrilatero Augusta-Priolo-Gargallo-Melilli.
Concentrando diversi impianti si concentra anche una grande quantità di lavoratori( circa 12.000 a Taranto e circa 10.000 nel polo di Siracusa). Sembra strano,  ma in tutti i territori che gravitano attorno a queste “aree” si continuano a verificare situazioni non solo di inquinamento ambientale, ma – cosa molto più grave – significativi incrementi di patologie. A Taranto si è avuto un aumento di casi tumorali nella popolazione. A Siracusa  si verificato un preoccupate  aumento di neonati malformati – una percentuale pari al 5,6% contro il 2 previsto dall’OMS ( già non capisco la previsione OMS quasi fosse ammissibile!!!!!). Vero è che questi dati sono oggi in diminuzione, ma contestualmente si è avuto un aumento  di ben quatto volte delle interruzioni di gravidanza. E’ evidente che le autorizzazioni anche quando prescritte non vengono rispettate ed i controlli sono sporadici, ma soprattutto malleabili, accomodabili. Spaventose le responsabilità da accertare in tal senso a partire dalla questione “amianto” in poi.
Questi enormi problemi non possono essere affrontati mettendo in contrapposizione lavoratori ed ambiente. Così impostato il problema è fuorviante! Non esiste il “meglio morire di fumo che di fame”  Non esiste per due fondamentali motivi. Il primo perché, così impostato, il problema non da scelta! Si muore comunque. Il secondo perché la contrapposizione non è reale. E’ creata ad arte. Anzi oserei dire che è prioritaria la sicurezza ambientale perché ingloba la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori figure che in molti casi si compenetrano. Nessun lavoro, nessun lavoratore è “sicuro” se  “l’ambiente di lavoro” non è sicuro, prescritto e costantemente monitorato. Solo risolvendo i problemi di carattere ambientale si risolvono anche i problemi occupazionali. Rendere gli impianti compatibili con il territori aggiornandoli tempestivamente secondo le più aggiornate prescrizioni ambientali contribuisce a rendere più stabili i posti di lavoro. E qualora il tipo di produzione non può essere reso compatibile con l’ambiente (!?!?), questo significa che bisogna riconvertire gli impianti in produzioni alternative ed investire in ricerca per nuove produzioni. Nessuna conflittualità!


venerdì 19 ottobre 2012

La scelta di Noè - Sembra fantascienza ma così non è

 

Quando qualche tempo fa ho letto la notizia su una rivista scientifica, avevo pensato ad una delle solite bufale che girano in internet tese solo a creare confusione ed a divulgare falsa informazione.

Poi ho pensato di approfondire l’argomento e vi assicuro che sono rimasto terrorizzato e basito.

La notizia è la seguente:  Esistono gruppi di scienziati i quali hanno stabilito che non si può più cercare di proteggere  tutti gli animali e  le piante in via di estinzione come avveniva in passato e quindi stanno cercando nuovi sistemi di analisi e nuovi metodi di selezione per determinare quali specie salvare e quali no. Le mie reminiscenze di studi classici hanno immediatamente richiamato alla mente la leggenda di Sparta e del Monte Taigeto, dal quale sembra venissero giustiziati tutti coloro che avevano l’unica colpa di essere nati disabili.

Vi è, quindi, qualcuno che stabilisce quale animale, quale pianta si può salvare; per la sopravvivenza delle quali bisogna battersi. Mentre per altre si decide che possono tranquillamente estinguersi.

L’orrido di quanto accade è che vogliono anche farci credere che lo fanno secondo dei principi e con delle regole precise di cui si stanno dotando. Non solo ma che l’idea di compiere delle scelte così definitive e fatali è fonte di estremo disagio. ESTREMO DISAGIO!!!!! Credo che qualcuno stia letteralmente impazzendo! L’uomo, causa prima delle estinzioni di specie, si arroga il diritto di stabilire quali specie possono essere salvate e quali possono tranquillamente scomparire! E secondo quale criterio? Quello di essere più o meno utile alla sopravvivenza del genere umano? E una volta finito con le piante e con gli animali si seguiranno gli stessi principi con le persone? Qualcuno cioè pretenderà di decidere quale razza dovrà salvarsi e quale invece possiamo tranquillamente farla estinguere? A parte il fatto che già oggi questo accade. Si ! Nel più totale silenzio di informazione, stiamo perdendo un patrimonio di razze e culture a cui lentamente avveleniamo l’habitat, sottraiamo le risorse portandole all’agonia e poi alla scomparsa totale. Abbiamo già vissuto questi tempi; abbiamo già sperimentato dove portano certe scelte. Milioni e milioni di morti sacrificati alla pazzia di esseri indefinibili. Bisogna che l’uomo si renda conto che, anche se lo ha sempre creduto, non è mai stato il centro dell’universo. L’antropocentrismo è una dottrina falsa elaborata dall’uomo stesso che si è posto all’apice di una piramide da lui stesso ideata. Salvo capire dopo e molto lentamente che quello che si credeva piramide è in realtà un cerchio. Allora torniamo al principio di Noè secondo il quale tutte le specie sono uguali e tutte hanno diritto di salire sull’Arca siano essi umani, animali o vegetali.

Credo sia ora di cominciare a capire che o ci si salva insieme oppure……….



http://www.lescienze.it/archivio/articoli/2012/09/28/news/quali_specie_vivranno_-1279793/

Un motivo in più per abolire la caccia, prima che sia troppo tardi

http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/Rapporti158.pdf

giovedì 18 ottobre 2012

 
 Riflessioni sul lavoro
 
Mi sono spesso chiesto: Il mercato….ma cos’è il mercato? Ci sono stati dei periodi storici in cui il mercato era un luogo, uno spazio fisico reale dove avvenivano le compravendite tra due o più soggetti.
Ancora oggi, per esempio, nel mio piccolo paese, il mercato ha una sua configurazione ben precisa.
C’è il mercato del martedì ed il mercato coperto. Il mercato del martedì  è tale perché si tiene il martedì di ogni settimana ed occupa quasi tutto lo spazio lungo la via Roma.
Il mercato coperto invece si svolge tutti i giorni ed occupa una struttura comunale ben individuata.
Di particolare in questi mercati vi è il fatto che i venditori espongono i propri prodotti ed i compratori passano osservano e se trovano qualcosa di interessante iniziano una trattativa per  stabilire  e concordare un prezzo di vendita/acquisto. Il mercato, in questo caso specifico, è il luogo fisico dove si incontrano produttore e consumatore per effettuare transazioni di proprietà di uno determinato prodotto. Ma oggi, nell’era digitale,  nell’età della globalizzazione,  cos’è realmente il mercato?
Non è altro che una entità virtuale, evanescente e soprattutto anonima a cui  si addossano le inspiegabili e paradossali crisi economiche e finanziarie che di volta in volta si verificano. La realtà è ben altra. Il mercato, come entità a se stante NON ESISTE! Il mercato oggi è fatto dai mercanti…i quali tendono ad inculcare  prodotti spesso inutili  in consumatori inconsapevoli creandogliene il bisogno in modo artificiale. Si è cioè perso del tutto quello stretto e paritetico  rapporto tra produttore, prodotto ed utilizzatore del prodotto, cioè  consumatore. Oggi un produttore realizza un “prodotto”  e  cerca di imporlo al consumatore. E se la cosa non funziona la colpa è del mercato. E dopo anni ed anni che incrementi sempre più la produzione fino a saturare la richiesta, se non vendi più un prodotto la colpa è del mercato! Mai una analisi ha portato a trovare colpa in arretratezza degli impianti, in strategie aziendali sbagliate, in investimenti non adeguati…! No ! la colpa è del mercato. Ma la cosa più sorprendente è che con il mercato è sparito anche il lavoratore e con lui anche il lavoro. Abbiamo avuto anni in cui il “mercato” recepiva di tutto ed il marketing ci indottrinava facendoci ingoiare che tutto quello che veniva prodotto serviva a soddisfare bisogni primari della gente. E’ arrivato così il televisore tubo catodico, poi il televisore schermo piatto; poi quello LCD ed ancora quello in HD e quello in 3D…e via in una escalation consumistica inarrestabile. Utili spaventosi delle Aziende che sono serviti  non per ridistribuire equamente la ricchezza prodotta, non per rimodernare gli impianti e renderli più competitivi e più sicuri, non sono serviti nemmeno per incrementare la ricerca. La maggior parte degli utili prodotti sono serviti a remunerare in modo inaccettabile “manager e superdirigenti”. Ci hanno spinti a consumare arrivando all’assurdo di “finanziare i nostri debiti” Oggi che la gente si sta rendendo conto che bisogna uscire dalla spirale: lavorare – produrre – consumare. Forse finalmente stiamo comprendendo che bisogna ripensare il lavoro. Fino ad oggi la “finanza” ha gonfiato artatamente questa spirale cercando profitti assurdi da  crediti che di fatto si sono rivelati inesigibili. Oggi il lavora manca , i consumi sprofondano e la produzione non cresce. Di fronte a questo sistema che dimostra chiaramente l’implosione del capitalismo e delle teorie economiche liberiste, c’è chi invece, avendo formazione bocconiana e indottrinamento banco-finanziario, sostiene che bisogna rivedere lo “stato sociale” ; deregolamentare i rapporti di lavoro ed in ultima analisi che i lavoratori devono effettuare più ore di lavoro e digerire un più basso salario! Questo è un discorso inaccettabile che riporta la società ad un’era preindustriale. E’ evidente che si sta cercando un braccio di ferro che porterà solo a cattive conseguenze. In una famiglia, quando si avverte, sintomo di crisi parte dall’alto l’esempio ad una vita più morigerata. In Italia, invece, chi sta in alto non mette neppure in discussione i propri privilegi!


mercoledì 17 ottobre 2012

Solo ricordi ?

 

A lume di candela
danzano sui muri
le ombre delle cose

Pensieri s’affollano
alla mente in controluce
Ricordi in chiaroscuro
prepotenti si riaffacciano

Rivivo tempi andati

Voci immagini sapori
Stretti vicoli vivide
fragranze di pane
e pizza farcita di cipolle

Visi e volti della gente mia
che ogni volta incontro
nella piazza in domeniche
d’estate.

“Lillino, dai canta una
canzone! Facci la mossa
come Celentano!”

Un cucciolo di gatto
osserva impaurito la sua
ombra
poi gira in tondo
inseguendosi la coda.

Salta in piedi su due zampe
scherzando con una lucertola
attento a non schiacciarla
Torna del presente la realtà!

Vivo altrove!

Ma  quando grigie nuvole
all’orizzonte si accalcano
risfoglio l’album
di ricordi che segreto conservo
in un angolo del cuore

E un sole caldo spazza a nuovo
il cielo scuro!

martedì 16 ottobre 2012

Land grabbing – Le nuove frontiere dello sfruttamento

 

In Madagascar l’Azienda coreana DAEWOO, ha stretto un patto con il governo locale che prevede la cessione di 1,3 milioni di ettari di territorio coltivabile per 99 anni ed in cambio l’azienda si impegna ad assumere come lavoranti i contadini locali. Le terre oggetto dell’accordo sono in gran parte foreste che verranno abbattute e rese territorio coltivabile.

I prodotti delle coltivazioni, prevalentemente mais ed olio di palma, saranno inviati in Corea dove si procederà all’estrazione di “biocarburanti”. Quindi i contadini del Madagascar vengono espropriati delle terre. Milioni di ettari di foreste vengono distrutte per far posto a monoculture di mais e palme con evidenti ed irrecuperabili danni al sistema climatico, alla biodiversità ed incrementando ancor più la povertà e carenza di cibo nel mondo. Quale la logica che ispira questo? Semplice: Chi ha le risorse, non ha soldi; chi ha i soldi compra le risorse di chi non ha soldi. Quindi chi ha i soldi continua a far soldi con le risorse di chi non ha soldi. La Corea del sud è il terzo paese  al mondo per consumo di mais ed in questo modo con costi bassissimi avrebbe ridotto le importazioni dall’estero. Inoltre le piantagioni di palma da olio per la produzione di biocarburanti, avrebbero ridotto drasticamente la dipendenza da Stati Uniti ed Indonesia. Alla Daewoo tutto questo ben di dio sarebbe costato solo 6.700 milioni di dollari in venti anni per costruire un porto (per le esportazioni dei prodotti in Corea) ed una scuola. Questo assurdo progetto del 2008 per fortuna si è al momento arenato, ma ha attirato l’attenzione su quanto sta succedendo nel mondo soprattutto nei paesi poveri dell’Africa e non solo. La produzione di bio-etanolo, biodiesel comporta uno sfruttamento non alimentare  del terreno sottraendo in tal modo spazi vitali alle produzioni alimentari con effetti catastrofici sulla sicurezza alimentare. Sarebbero tra i 50 e gli 80 milioni gli ettari di terra oggetto di compravendita, due terzi circa dei quali ubicati in Africa. La terra relegata a mera “merce”  è stata privata della sua importanza sociale, culturale, e alimentare e ciò continua a causare distruzione di ecosistemi, crescita del prezzo dei prodotti alimentari,  espropri, disoccupazione e spostamento di intere popolazioni.

Le terre coltivabili sono considerate come una nuova opportunità per fare profitto a basso costo e questo viene mascherato con la crescente richiesta di produrre energia da combustibili non fossili e dalla necessità di  porre freno ai cambiamenti climatici dovuti alle emissioni di anidride carbonica.

I forti capitali a disposizione per questo nuovo business, servono per “persuadere” i governi locali circa la possibilità di attuare cambiamenti legislativi concernenti le proprietà delle terre. Chi si muove dietro queste nuove speculazioni? I soliti noti! Da una parte vi sono i paesi non autosufficienti  dal punto di vista alimentare come per esempio la Cina con una capacità di 1.800 miliardi di dollari in valute estere e gli Stati Arabi del Golfo con pochissima terra ed acqua a disposizione ma ingenti risorse economiche generate dal petrolio. Oppure la Corea che dipende per il 90% del suo fabbisogno dalle importazioni alimentari e anche il Giappone con dipendenza per il 60%. O l’India che consuma circa undici milioni di tonnellate di olio combustibile. Paesi che hanno fisiologica necessita di importare o produrre fuori dal proprio territorio. A questi si aggiungono poi le società private che son da sempre dedite allo sfruttamento ed al profitto speculativo. Come, tre le altre, Deutsche Bank e Goldman & Sachs che hanno acquisito totalmente l’industria cinese della carne. La Morgan Stanley che ha acquistato 40.000 ettari di terreno in Ucraina; oppure la russa Renaissance Capital che ha acquisito 300.000 ettari sempre in Ucraina. La svedese Black Earth Farming che ha acquistato 331.000 ettari in Russia o l’altra svedese Alpcot- Agro che ne ha comprato 128.000. O per finire la Landkom che ne ha presi 100.000 in Ucraina.

Enormi estensioni di terreno concentrate nelle mani di pochissime multinazionali; dedicati a monoculture con irreversibili impatti sulla biodiversità; l’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti chimici che sterilizzano i suoli; un intensivo uso delle risorse idriche già scarse. Tutto contribuisce ad un bilancio che depone a netto sfavore dei “biocombustibili” come amici del clima e dell’ambiente.

A questo si aggiunga che milioni di ettari di terreno vengono sottratti alla piccola produzione locale. Solo nel 2009, in Tanzania, oltre 3000 piccoli contadini hanno subito l’allontanamento forzato dalle proprie terre per favorire gli investimenti stranieri. Oltre alla perdita di proprietà della terra, la corsa alla produzione di biocarburanti comporta un irragionevole aumento dei prezzi. Per esempio la richiesta di mais negli ultimi dieci anni è cresciuta del 70% grazie proprio all’impiego nella produzione di biocombustibili con conseguente aumento del prezzo del prodotto che si è ripercosso negativamente sulle necessità alimentari delle popolazioni. L’italiana ENI per esempio ha concluso un accordo in Congo per l’utilizzo di 70.000 ettari di terreno da adibire alla produzione di olio di palma per uso energetico incurante del fatto che causa così l’aumento del prezzo della materia prima utilizzata a fini alimentari dalla popolazione locale che già vive al 50% sotto la soglia di povertà.

La banca mondiale dice che entro il 2020 in Europa l’importazione di biocarburanti” dovrà raggiungere il 53% delle proprie necessità. Questo quanto già oggi ben 43 imprese europee investono in Africa di cui 11 imprese inglesi, 7 italiane, 6 tedesche  e 6 francesi. Solo le undici aziende  britanniche occupano 1,6 milioni di ettari in territori compresi tra Senegal e Mozambico. Pertanto succede che negli ultimi anni si è diffusa l’abitudine da parte di molti speculatori di acquistare ingenti quantità di terreni agricoli che vengono tenuti inutilizzati in previsione di futura vendita. Invece di mettere in discussione i livelli di consumo energetico e di esperire possibilità di ottimizzazioni e di riduzione degli stessi, gli stati ed in special modo i paesi occidentali continuano ad attuare politiche che incentivano i consumi da biocarburanti ed a sfruttare con monocolture di olio di palma e jatropha milioni di ettari di terreni in varie parti del mondo. Questi prodotti destinati all’esportazione  non recano alcun beneficio alle popolazioni locali neppure in termini di posti di lavoro e sempre di più si connotano come crimini contro l’umanità. Compromettono l’accesso alla terra ed all’acqua per contadini, allevatori e piccoli pescatori privando intere famiglie di qualunque fonte di sostentamento violando di fatto il diritto al cibo sancito dalla Carta fondamentale dei diritti dell’uomo. E così dopo aver depredato i paesi più poveri delle risorse del suolo con decenni di colonialismo; dopo aver loro sottratto anche le ricchezze del sottosuolo con l’odierno sfruttamento delle loro risorse, siamo giunti alla fine ad espropriarli del loro bene ultimo e più prezioso: la terra. Il nostro modello di sviluppo non è più sostenibile, tantomeno è proponibile come esempio per gli altri paesi del terzo e quarto mondo. Occorre cambiare il nostro paradigma di sviluppo se vogliamo dare un futuro a questa Terra!


venerdì 12 ottobre 2012

Il mio Dio non è qui

 
Forse c’è anche un dio
che frequenta i bei saloni
illuminati.
Che siede alla mensa di Epulone
coperto di porpora e di bisso.
Che benedice ed acconsente
alle parate militari
Forse c’è anche un dio
per chi decide con un click
dove si fa ricchezza e
dove invece povertà!
Forse c’è anche un dio
che gioca a carte coi potenti
della terra e decidono
i destini dell’umanità.
Forse c’è pure un dio per
chi elegge la violenza
a sua regola di vita
Ci sarà persino un dio
per chi ruba, sfrutta e fa merce
della propria e dell’altrui
dignità.
Ma il mio Dio non è qui!
Il mio Dio è altrove.
Egli veste il saio di Francesco
Cammina scalzo sulle acque
il mio Dio,
ma attraversa i mari
su gommoni fatiscenti
Vive lungo i marciapiedi
Dorme coperto solo dalle
stelle
Il mio Dio è senza dimora
Nomade  clandestino
Cittadino della terra
E’ malato d’amore il mio
Dio!
Ama la libertà e sceglie sempre
da che parte stare.
Il mio Dio sa piangere
ed ha paura.
Sa cos’è il dolore ma
può donarti la sua vita
Ha il volto triste e sporco
di un bambino rom,
il sorriso d’un diverso
La sua pelle ha il colore
dell’arcobaleno
Il mio Dio riposa nello
sguardo d’una donna
violentata che grida
muta di terrore.
Ha la faccia insanguinata
del ragazzo che sogna
di cambiare il mondo
cozzando contro
gas che fanno piangere
e manganelli d’ordinanza.
Abita nelle periferie
ai margini di squallide
città
Io lo incontro ogni mattina
per le strade quando
vinco la solitudine del
mio egoismo
Esco e corro ad abbracciare
il mondo

mercoledì 10 ottobre 2012

Paese mio

 
Paese mio
 Accovacciato sulla tua collina
nibbio a tutela  del suo nido
Stendi le ali a proteggere i
tuoi figli.
Paese mio dove
ho afferrato a morsi la vita
come fetta di pane
con sale olio e pomodori
Preso a calci il mio destino
barattolo di latta nei tortuosi
e stretti vicoli di freddo basolato
Superstite nelle quotidiane
lotte, chicco di grano
che frantuma dure zolle
per trasformarsi in spiga.
Ho respirato odori di
origano
profumi di menta
fragranze di basilico
e di rosmarino
Inebriato di aromatizzati
oli e fermentati mosti
Arso al sole dell’estate
Bruciato dai lavori della
terra
Mai riuscirò a lavare l’odore
che di te pregna le mie carni
fin dentro le ossa
Mai potrò detergere la mente
dalle voci dei ricordi
Abiti dentro di me
tu vivi in me
mentre ogni giorno indosso
una nuova pelle
per affrontare il mondo.

sabato 6 ottobre 2012

Nanà

 
Stanchi anche oggi
trasciniamo insieme
i nostri passi lungo il viale
Muta al mio fianco
docile t’accosti
Mi guardi silenziosa
Nei tuoi silenzi sento
le urla di pensieri che
non vuoi rivelarmi
Negli occhi leggo dolori
che nascondi dentro
Non un lamento sfugge
dalla tua voce
Tenera compagna
a cui parlo senza
attesa di risposte
E il tuo silenzio m’è
conforto
Mi ascolti anche quando
nulla ho più da dirti
Cammini lentamente
sotto il peso greve
dei tuoi anni
Cresciuta troppo in fretta
Ogni giorno sfidando
legge di natura
Aggrappata alle radici
della vita
Solo ieri sembravi un
cucciolo spaurito!
Forse adesso è giunta l’ora
di diventare saggi!
Possiamo cominciare
ad invecchiare

giovedì 4 ottobre 2012

Altreconomia :: Le infrastrutture strategiche secondo l'Ue





Il territorio Italiano assogettato agli interessi internazionali!
Non possiamo permettere che l'interessi di POCHI prevalga sulla collettività e sul nostro territorio

GIUSTIZIA A DUE FACCE OVVERO CHI SORVEGLIA I SORVEGLIANTI?

 

Sono molte le notizie che in questi giorni affollano l’informazione e, come al solito, vanno dalla corruzione della classe politica  ai venti di guerra che soffiano dalla Siria.
Due notizie hanno colpito la mia attenzione.
Due notizie che hanno avuto pochissimo risalto sulla stampa nazionale e che credo si possano raggruppare sotto un unico titolo: GIUSTIZIA A DUE FACCE  OVVERO CHI SORVEGLIA I SORVEGLIANTI?
Ebbene voglio parlare della notizia quasi ignorata dai media riguardante il fatto che in Senato PDL, UDC, LEGA  anche con il voto dell’ex prefetto Serra, hanno di fatto bocciato l’introduzione nel codice penale italiano del REATO DI TORTURA! Hanno cioè rimandato il testo in Commissione decretandone di fatto la morte.
L’altra notizia, che ben si unisce a questa già grave è stata la pubblicazione delle motivazioni della sentenza emessa dalla Cassazione circa i fatti del G8 tenutosi a Genova nel 2001.
Fatti che in questi giorni marchiano in modo vergognoso l’Italia che in fatto di Giustizia si conferma la Cenerentola d’Europa.
Tutto questo mentre si fa una enorme fatica ad approvare una legge anticorruzione che alla fine si dimostrerà la solita montagna che partorisce il solito topolino.
Da noi purtroppo le cosa vanno così!
A Genova è successo che, come dice la sentenza,  le violenze, generalizzate in tutti gli ambienti della scuola, si sono scatenate contro persone all’evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta in manifesta attesa di disposizioni”.
Per questo si può affermare che si è “trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all’umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime”.
E se questo è potuto succedere, è perché “la mancata indicazione, per via gerarchica, di ordine cui attenersi” si è tradotta “in una sorta di carta bianca, assicurata preventivamente e successivamente all’operazione”. Tutti, insomma, erano liberi “di usare la forza ad libitum”.
I poliziotti che fecero irruzione, infatti, “si erano scagliati sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero immobili con le mani alzate, colpendo tutti con i manganelli (detti ‘tonfa’) e con calci e pugni, sordi alle invocazioni di ‘non violenza’ provenienti dalle vittime, alcune con i documenti in mano, pure insultate al grido di ‘bastardi’”. La “sconsiderata violenza adoperata dalla polizia”, va attribuita in particolare agli uomini del VII Nucleo Antisommossa del Reparto mobile di Roma, al quale “era stata affidata la prima fase di ‘messa in sicurezza’ della scuola, con caratteristiche rimaste peraltro ignote”. Secondo i giudici, che richiamano anche una consulenza dei carabinieri del Ris, “nessuna situazione di pericolo si era presentata agli operatori di polizia”.
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici sottolineano che in Italia non esiste il reato di tortura, e per questo non si è potuta evitare la prescrizione per i reati di lesioni gravi. Ma è provato oltre ogni ragionevole dubbio ”il ricorrere degli estremi fattuali della gravità e gratuità dell’uso della forza”.
Ecco come si legano le due notizie !
Non introducendo il REATO DI TORTURA nel nostro Codice Penale, qualcuno, mentalmente labile o se volete coscientemente arrogante, potrà sempre sentirsi “autorizzato” ad assumere atteggiamenti violenti perché non punibile, commettendo esattamente lo stesso reato di uso della violenza che dovrebbe reprimere.
A Gianni De Gennaro, che ha ottenuto la nuova promozione arrivando alla Presidenza del Consiglio come sottosegretario, a Spartaco Mortola, oggi a capo della polizia ferroviaria di Torino e a Filippo Ferri, figlio dell’ex ministro Enrico Ferri, ex capo della Squadra Mobile di La Spezia condannato a 3 anni e 8 mesi  di carcere ed a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, da poco ingaggiato come consulente per la sicurezza del MILAN  il “ringraziamento” delle persone malmenate e dimenticate,  di quelle ancora in carcere, della famiglia GIULIANI e di quanti continuano a lottare per UNA GIUSTIZIA GIUSTA!