Dacci
oggi il nostro pane quotidiano
La
scorsa settimana una serie di episodi occorsi agli elettrodomestici di casa mi
ha portato inconsapevolmente a fare delle riflessioni di carattere
esistenziale.
Quanto
è complicata la mente dell’essere umano…..
Una
mattina sento uno strano beep….beep…provenire dalla cucina in modo
continuativo. Cerco di capire da dove originava tale rumore e dopo qualche
minuto mi accorgo che il suono viene emesso dal frigorifero. Sembra il classico
suono di avvertimento come quando si lascia la porta del frigo non chiusa
perfettamente. Provo a chiuderla bene, ma il suono persiste. Infatti proviene
dal reparto congelatore.
Apro e
mi trovo di fronte il display luminoso che segnala: codice A1. Dal manuale di
istruzioni rilevo che bisogna resettare il frigo e se l’errore persiste bisogna
consumare il cibo entro le ventiquattro ore successive e chiamare l’assistenza
tecnica. Resettato il frigo continuava a non funzionare. Era anzi passato ad
errore codice A2. Fortuna che mia moglie quella mattina non lavorava
altrimenti, data la mia imbranataggine in cucina avrei dovuto buttare via molti
degli alimenti che si stavano scongelando.
Mentre
aiutavo mia moglie come potevo è scattato in me un lampo!
DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO!
La preghiera
sembra già completa con la dicitura “dacci oggi il nostro pane”. Perché
aggiungere “quotidiano”?!? A me è venuta
questa riflessione:
La
frenetica società in cui viviamo ci costringe a vivere di corsa, a non
riflettere. Ci crea una enorme quantità di bisogni spesso inutili e ci
costringe a lavorare poi per procurarci le possibilità di esaudire questi
bisogni. Ci fa credere che se non possiedi non sei nessuno e quindi spinge
all’accumulo.
I
ritmi frenetici di vita ci impediscono di accorgerci che, sin dalla nostra
nascita, entriamo in una spirale che si stringe in continuazione sino a
strozzarci! BISOGNO – LAVORO – PRODUZIONE – PRODOTTO – CONSUMO. La circolarità
di queste fasi è terrificante! Il giorno
in cui mi si è rotto il frigo mi sono accorto di quanti alimenti avevo perché
faccio la spesa settimanale. Faccio la spesa settimanale, pur avendo un
supermercato sotto casa, perché ho il frigorifero per conservare le vivande.
Quindi accumulo e spesso qualcosa di quello acquistato diviene direttamente un rifiuto perché andato
a male. La mia è una famiglia molto attenta ai consumi e quindi “spreca” quasi
niente. Eppure, in Italia circa l’8% della spesa diventa direttamente rifiuto.
Capite che questo rapportato al fatto che nel mondo si muore di fame e che la
povertà aumenta, oggi è inconcepibile.
Ecco
allora che ho capito il senso di quell’aggettivo “quotidiano”. Dacci oggi il
pane che ci basta per oggi! Cercare cioè di spezzare la spirale del consumismo
che creandoci bisogni artificiali costringe a lavorare di più per produrre di
più per consumare di più in un vortice che sta portando le società verso il
baratro. E non ti lascia tempo per pensare, per vivere con la tua famiglia, con
i tuoi figli con la tua comunità. Ci hanno fatto credere che al “dio” lavoro, al “dio” denaro fosse lecito sacrificare la parte migliore della nostra vita a scapito di qualsiasi
cosa. Ci hanno fatto credere che l’ uomo si misura dalle cose che possiede. Un
mio amico, con un bellissimo gioco di parole diceva: “abbiamo trasformato il
dio TRINO in dio QUATTRINO”! Il denaro, il possedere diventa la misura
dell’essere. Tutto si piega al volere della Produzione: l’ambiente, la salute,
la sicurezza, lo sfruttamento, la violenza ….la guerra! Ancora una volta l’homo
sapiens dimostra la propria inadeguatezza ad una vita in armonia con la natura
e con i propri simili. Ecco allora la “preghiera” Dammi oggi il mio pane
quotidiano. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Quello che basta per oggi! E
per tutti.
Il
resto del tempo lo voglio impiegare per leggere e studiare, per giocare con i
miei nipotini…per far l’amore con mia moglie per chiacchierare con gli amici
per aiutare chi sta peggio di me. Non credo sia utopia!!! E’ un modo diverso di
concepire il lavoro e la produzione. Non
produrre enormi quantità di beni, ma produrre quei beni che bastano e siano sufficienti
a migliorare la qualità della vita. Non solo la mia ma quella di tutta l’umanità!