sabato 20 ottobre 2012

Meglio morire di fumo che di fame - La scelta che non c'è!

 

Meglio morire di fumo che di fame

E’ davvero una scelta?

 
AIA !  A leggerla così sembra più una esclamazione di dolore! Invece trattasi di Autorizzazione Integrata Ambientale. Ma cosa è esattamente questa AIA.
L'autorizzazione integrata ambientale (AIA) è il provvedimento che autorizza l'esercizio di un impianto o di parte di esso a determinate condizioni, che devono garantire la conformità ai requisiti di cui alla parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128, che costituisce l’attuale recepimento della direttiva comunitaria 2008/1/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 gennaio 2008 sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC). Secondo questa normativa, tutti gli impianti che svolgono attività  rientranti nell’Allegato VIII devono essere in possesso della specifica autorizzazione.
Mi sembra evidente che se necessitano di autorizzazione, queste tipologie di impianti a chi lavora a chi vive intorno o ad entrambi, qualche problema lo creano.
Oggi in Itali di siti sottoposti ad Autorizzazione Integrata Ambientale ne esistono 4.689 di cui 17 raffinerie; 118 Centrali termiche; 2 Acciaierie; 45 Impianti chimici e 5 altre tipologie. Queste sono gli impianti per i quali la competenza AIA  è  dello Stato. Vi sono poi 4.498 impianti di competenza Regionale. (fonte: Ministero dell’Ambiente - http://aia.minambiente.it/CercaImpiantiTipo.aspx).
In alcuni casi questi impianti vengono concentrati in aree specifiche e si creano così i “poli industriali”.
Eclatante in questi giorni il caso di Taranto dove tra l’altro sono concentrate impianti di produzione dell’acciaio e impianti di raffineria del petrolio. Altro caso simile è il polo di Siracusa dove impianti di diverse produzioni sono collocati nel quadrilatero Augusta-Priolo-Gargallo-Melilli.
Concentrando diversi impianti si concentra anche una grande quantità di lavoratori( circa 12.000 a Taranto e circa 10.000 nel polo di Siracusa). Sembra strano,  ma in tutti i territori che gravitano attorno a queste “aree” si continuano a verificare situazioni non solo di inquinamento ambientale, ma – cosa molto più grave – significativi incrementi di patologie. A Taranto si è avuto un aumento di casi tumorali nella popolazione. A Siracusa  si verificato un preoccupate  aumento di neonati malformati – una percentuale pari al 5,6% contro il 2 previsto dall’OMS ( già non capisco la previsione OMS quasi fosse ammissibile!!!!!). Vero è che questi dati sono oggi in diminuzione, ma contestualmente si è avuto un aumento  di ben quatto volte delle interruzioni di gravidanza. E’ evidente che le autorizzazioni anche quando prescritte non vengono rispettate ed i controlli sono sporadici, ma soprattutto malleabili, accomodabili. Spaventose le responsabilità da accertare in tal senso a partire dalla questione “amianto” in poi.
Questi enormi problemi non possono essere affrontati mettendo in contrapposizione lavoratori ed ambiente. Così impostato il problema è fuorviante! Non esiste il “meglio morire di fumo che di fame”  Non esiste per due fondamentali motivi. Il primo perché, così impostato, il problema non da scelta! Si muore comunque. Il secondo perché la contrapposizione non è reale. E’ creata ad arte. Anzi oserei dire che è prioritaria la sicurezza ambientale perché ingloba la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori figure che in molti casi si compenetrano. Nessun lavoro, nessun lavoratore è “sicuro” se  “l’ambiente di lavoro” non è sicuro, prescritto e costantemente monitorato. Solo risolvendo i problemi di carattere ambientale si risolvono anche i problemi occupazionali. Rendere gli impianti compatibili con il territori aggiornandoli tempestivamente secondo le più aggiornate prescrizioni ambientali contribuisce a rendere più stabili i posti di lavoro. E qualora il tipo di produzione non può essere reso compatibile con l’ambiente (!?!?), questo significa che bisogna riconvertire gli impianti in produzioni alternative ed investire in ricerca per nuove produzioni. Nessuna conflittualità!


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