Meglio morire di fumo che di fame
E’
davvero una scelta?
AIA ! A leggerla
così sembra più una esclamazione di dolore! Invece trattasi di Autorizzazione
Integrata Ambientale. Ma cosa è esattamente questa AIA.
L'autorizzazione integrata ambientale (AIA) è il
provvedimento che autorizza l'esercizio di un impianto o di parte di esso a
determinate condizioni, che devono garantire la conformità ai requisiti di cui
alla parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come
modificato dal decreto legislativo 29 giugno
2010, n. 128, che costituisce
l’attuale recepimento della direttiva comunitaria 2008/1/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio del 15 gennaio 2008 sulla prevenzione e la riduzione
integrate dell’inquinamento (IPPC). Secondo questa normativa, tutti gli
impianti che svolgono attività rientranti nell’Allegato VIII devono essere in
possesso della specifica autorizzazione.
Mi
sembra evidente che se necessitano di autorizzazione, queste tipologie di
impianti a chi lavora a chi vive intorno o ad entrambi, qualche problema lo
creano.
Oggi in Itali di siti sottoposti ad Autorizzazione
Integrata Ambientale ne esistono 4.689 di cui 17 raffinerie; 118 Centrali
termiche; 2 Acciaierie; 45 Impianti chimici e 5 altre tipologie. Queste sono
gli impianti per i quali la competenza AIA è dello
Stato. Vi sono poi 4.498 impianti di competenza Regionale. (fonte: Ministero
dell’Ambiente - http://aia.minambiente.it/CercaImpiantiTipo.aspx).
In alcuni casi questi impianti vengono concentrati
in aree specifiche e si creano così i “poli industriali”.
Eclatante in questi giorni il caso di Taranto dove
tra l’altro sono concentrate impianti di produzione dell’acciaio e impianti di
raffineria del petrolio. Altro caso simile è il polo di Siracusa dove impianti
di diverse produzioni sono collocati nel quadrilatero Augusta-Priolo-Gargallo-Melilli.
Concentrando diversi impianti si concentra anche
una grande quantità di lavoratori( circa 12.000 a Taranto e circa 10.000 nel
polo di Siracusa). Sembra strano, ma in
tutti i territori che gravitano attorno a queste “aree” si continuano a
verificare situazioni non solo di inquinamento ambientale, ma – cosa molto più
grave – significativi incrementi di patologie. A Taranto si è avuto un aumento
di casi tumorali nella popolazione. A Siracusa
si verificato un preoccupate
aumento di neonati malformati – una percentuale pari al 5,6% contro il 2
previsto dall’OMS ( già non capisco la previsione OMS quasi fosse ammissibile!!!!!). Vero è che questi dati sono oggi in diminuzione, ma
contestualmente si è avuto un aumento di
ben quatto volte delle interruzioni di gravidanza. E’ evidente che le
autorizzazioni anche quando prescritte non vengono rispettate ed i controlli
sono sporadici, ma soprattutto malleabili, accomodabili. Spaventose le
responsabilità da accertare in tal senso a partire dalla questione “amianto” in
poi.
Questi enormi problemi non possono essere
affrontati mettendo in contrapposizione lavoratori ed ambiente. Così impostato
il problema è fuorviante! Non esiste il “meglio morire di fumo che di
fame” Non esiste per due fondamentali
motivi. Il primo perché, così impostato, il problema non da scelta! Si muore comunque.
Il secondo perché la contrapposizione non è reale. E’ creata ad arte. Anzi
oserei dire che è prioritaria la sicurezza ambientale perché ingloba la
sicurezza dei cittadini e dei lavoratori figure che in molti casi si
compenetrano. Nessun lavoro, nessun lavoratore è “sicuro” se “l’ambiente di lavoro” non è sicuro, prescritto
e costantemente monitorato. Solo risolvendo i problemi di carattere ambientale
si risolvono anche i problemi occupazionali. Rendere gli impianti compatibili
con il territori aggiornandoli tempestivamente secondo le più aggiornate
prescrizioni ambientali contribuisce a rendere più stabili i posti di lavoro. E
qualora il tipo di produzione non può essere reso compatibile con l’ambiente
(!?!?), questo significa che bisogna riconvertire gli impianti in produzioni
alternative ed investire in ricerca per nuove produzioni. Nessuna
conflittualità!
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