Riflessioni sul
lavoro
Mi sono spesso chiesto: Il mercato….ma cos’è il mercato? Ci
sono stati dei periodi storici in cui il mercato era un luogo, uno spazio
fisico reale dove avvenivano le compravendite tra due o più soggetti.
Ancora oggi, per esempio, nel mio piccolo paese, il mercato
ha una sua configurazione ben precisa.
C’è il mercato del martedì ed il mercato coperto. Il
mercato del martedì è tale perché si
tiene il martedì di ogni settimana ed occupa quasi tutto lo spazio lungo la via
Roma.
Il mercato coperto invece si svolge tutti i giorni ed
occupa una struttura comunale ben individuata.
Di particolare in questi mercati vi è il fatto che i
venditori espongono i propri prodotti ed i compratori passano osservano e se
trovano qualcosa di interessante iniziano una trattativa per stabilire
e concordare un prezzo di vendita/acquisto. Il mercato, in questo caso
specifico, è il luogo fisico dove si incontrano produttore e consumatore per
effettuare transazioni di proprietà di uno determinato prodotto. Ma oggi,
nell’era digitale, nell’età della
globalizzazione, cos’è realmente il
mercato?
Non è altro che una entità virtuale, evanescente e
soprattutto anonima a cui si addossano
le inspiegabili e paradossali crisi economiche e finanziarie che di volta in
volta si verificano. La realtà è ben altra. Il mercato, come entità a se stante
NON ESISTE! Il mercato oggi è fatto dai mercanti…i
quali tendono ad inculcare prodotti
spesso inutili in consumatori
inconsapevoli creandogliene il bisogno in modo artificiale. Si è cioè perso del
tutto quello stretto e paritetico rapporto tra produttore, prodotto ed
utilizzatore del prodotto, cioè
consumatore. Oggi un produttore realizza un “prodotto” e cerca
di imporlo al consumatore. E se la cosa non funziona la colpa è del mercato. E
dopo anni ed anni che incrementi sempre più la produzione fino a saturare la
richiesta, se non vendi più un prodotto la colpa è del mercato! Mai una analisi
ha portato a trovare colpa in arretratezza degli impianti, in strategie
aziendali sbagliate, in investimenti non adeguati…! No ! la colpa è del
mercato. Ma la cosa più sorprendente è che con il mercato è sparito anche il
lavoratore e con lui anche il lavoro. Abbiamo avuto anni in cui il “mercato”
recepiva di tutto ed il marketing ci indottrinava facendoci ingoiare che tutto
quello che veniva prodotto serviva a soddisfare bisogni primari della gente. E’
arrivato così il televisore tubo catodico, poi il televisore schermo piatto;
poi quello LCD ed ancora quello in HD e quello in 3D…e via in una escalation
consumistica inarrestabile. Utili spaventosi delle Aziende che sono
serviti non per ridistribuire equamente
la ricchezza prodotta, non per rimodernare gli impianti e renderli più
competitivi e più sicuri, non sono serviti nemmeno per incrementare la ricerca.
La maggior parte degli utili prodotti sono serviti a remunerare in modo
inaccettabile “manager e superdirigenti”. Ci hanno spinti a consumare arrivando
all’assurdo di “finanziare i nostri debiti” Oggi che la gente si sta rendendo
conto che bisogna uscire dalla spirale: lavorare – produrre – consumare. Forse
finalmente stiamo comprendendo che bisogna ripensare il lavoro. Fino ad oggi la
“finanza” ha gonfiato artatamente questa spirale cercando profitti assurdi
da crediti che di fatto si sono rivelati
inesigibili. Oggi il lavora manca , i consumi sprofondano e la produzione non
cresce. Di fronte a questo sistema che dimostra chiaramente l’implosione del
capitalismo e delle teorie economiche liberiste, c’è chi invece, avendo
formazione bocconiana e indottrinamento banco-finanziario, sostiene che bisogna
rivedere lo “stato sociale” ; deregolamentare i rapporti di lavoro ed in ultima
analisi che i lavoratori devono effettuare più ore di lavoro e digerire un più
basso salario! Questo è un discorso inaccettabile che riporta la società ad
un’era preindustriale. E’ evidente che si sta cercando un braccio di ferro che
porterà solo a cattive conseguenze. In una famiglia, quando si avverte, sintomo
di crisi parte dall’alto l’esempio ad una vita più morigerata. In Italia,
invece, chi sta in alto non mette neppure in discussione i propri privilegi!
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