giovedì 18 ottobre 2012

 
 Riflessioni sul lavoro
 
Mi sono spesso chiesto: Il mercato….ma cos’è il mercato? Ci sono stati dei periodi storici in cui il mercato era un luogo, uno spazio fisico reale dove avvenivano le compravendite tra due o più soggetti.
Ancora oggi, per esempio, nel mio piccolo paese, il mercato ha una sua configurazione ben precisa.
C’è il mercato del martedì ed il mercato coperto. Il mercato del martedì  è tale perché si tiene il martedì di ogni settimana ed occupa quasi tutto lo spazio lungo la via Roma.
Il mercato coperto invece si svolge tutti i giorni ed occupa una struttura comunale ben individuata.
Di particolare in questi mercati vi è il fatto che i venditori espongono i propri prodotti ed i compratori passano osservano e se trovano qualcosa di interessante iniziano una trattativa per  stabilire  e concordare un prezzo di vendita/acquisto. Il mercato, in questo caso specifico, è il luogo fisico dove si incontrano produttore e consumatore per effettuare transazioni di proprietà di uno determinato prodotto. Ma oggi, nell’era digitale,  nell’età della globalizzazione,  cos’è realmente il mercato?
Non è altro che una entità virtuale, evanescente e soprattutto anonima a cui  si addossano le inspiegabili e paradossali crisi economiche e finanziarie che di volta in volta si verificano. La realtà è ben altra. Il mercato, come entità a se stante NON ESISTE! Il mercato oggi è fatto dai mercanti…i quali tendono ad inculcare  prodotti spesso inutili  in consumatori inconsapevoli creandogliene il bisogno in modo artificiale. Si è cioè perso del tutto quello stretto e paritetico  rapporto tra produttore, prodotto ed utilizzatore del prodotto, cioè  consumatore. Oggi un produttore realizza un “prodotto”  e  cerca di imporlo al consumatore. E se la cosa non funziona la colpa è del mercato. E dopo anni ed anni che incrementi sempre più la produzione fino a saturare la richiesta, se non vendi più un prodotto la colpa è del mercato! Mai una analisi ha portato a trovare colpa in arretratezza degli impianti, in strategie aziendali sbagliate, in investimenti non adeguati…! No ! la colpa è del mercato. Ma la cosa più sorprendente è che con il mercato è sparito anche il lavoratore e con lui anche il lavoro. Abbiamo avuto anni in cui il “mercato” recepiva di tutto ed il marketing ci indottrinava facendoci ingoiare che tutto quello che veniva prodotto serviva a soddisfare bisogni primari della gente. E’ arrivato così il televisore tubo catodico, poi il televisore schermo piatto; poi quello LCD ed ancora quello in HD e quello in 3D…e via in una escalation consumistica inarrestabile. Utili spaventosi delle Aziende che sono serviti  non per ridistribuire equamente la ricchezza prodotta, non per rimodernare gli impianti e renderli più competitivi e più sicuri, non sono serviti nemmeno per incrementare la ricerca. La maggior parte degli utili prodotti sono serviti a remunerare in modo inaccettabile “manager e superdirigenti”. Ci hanno spinti a consumare arrivando all’assurdo di “finanziare i nostri debiti” Oggi che la gente si sta rendendo conto che bisogna uscire dalla spirale: lavorare – produrre – consumare. Forse finalmente stiamo comprendendo che bisogna ripensare il lavoro. Fino ad oggi la “finanza” ha gonfiato artatamente questa spirale cercando profitti assurdi da  crediti che di fatto si sono rivelati inesigibili. Oggi il lavora manca , i consumi sprofondano e la produzione non cresce. Di fronte a questo sistema che dimostra chiaramente l’implosione del capitalismo e delle teorie economiche liberiste, c’è chi invece, avendo formazione bocconiana e indottrinamento banco-finanziario, sostiene che bisogna rivedere lo “stato sociale” ; deregolamentare i rapporti di lavoro ed in ultima analisi che i lavoratori devono effettuare più ore di lavoro e digerire un più basso salario! Questo è un discorso inaccettabile che riporta la società ad un’era preindustriale. E’ evidente che si sta cercando un braccio di ferro che porterà solo a cattive conseguenze. In una famiglia, quando si avverte, sintomo di crisi parte dall’alto l’esempio ad una vita più morigerata. In Italia, invece, chi sta in alto non mette neppure in discussione i propri privilegi!


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