sabato 24 novembre 2012

 
 

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

La scorsa settimana una serie di episodi occorsi agli elettrodomestici di casa mi ha portato inconsapevolmente a fare delle riflessioni di carattere esistenziale.

Quanto è complicata la mente  dell’essere umano…..

Una mattina sento uno strano beep….beep…provenire dalla cucina in modo continuativo. Cerco di capire da dove originava tale rumore e dopo qualche minuto mi accorgo che il suono viene emesso dal frigorifero. Sembra il classico suono di avvertimento come quando si lascia la porta del frigo non chiusa perfettamente. Provo a chiuderla bene, ma il suono persiste. Infatti proviene dal reparto congelatore.

Apro e mi trovo di fronte il display luminoso che segnala: codice A1. Dal manuale di istruzioni rilevo che bisogna resettare il frigo e se l’errore persiste bisogna consumare il cibo entro le ventiquattro ore successive e chiamare l’assistenza tecnica. Resettato il frigo continuava a non funzionare. Era anzi passato ad errore codice A2. Fortuna che mia moglie quella mattina non lavorava altrimenti, data la mia imbranataggine in cucina avrei dovuto buttare via molti degli alimenti che si stavano scongelando.

Mentre aiutavo mia moglie come potevo è scattato in me un lampo!

DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO!

La preghiera sembra già completa con la dicitura “dacci oggi il nostro pane”. Perché aggiungere “quotidiano”?!?  A me è venuta questa riflessione:

La frenetica società in cui viviamo ci costringe a vivere di corsa, a non riflettere. Ci crea una enorme quantità di bisogni spesso inutili e ci costringe a lavorare poi per procurarci le possibilità di esaudire questi bisogni. Ci fa credere che se non possiedi non sei nessuno e quindi spinge all’accumulo.

I ritmi frenetici di vita ci impediscono di accorgerci che, sin dalla nostra nascita, entriamo in una spirale che si stringe in continuazione sino a strozzarci! BISOGNO – LAVORO – PRODUZIONE – PRODOTTO – CONSUMO. La circolarità di queste fasi è terrificante!  Il giorno in cui mi si è rotto il frigo mi sono accorto di quanti alimenti avevo perché faccio la spesa settimanale. Faccio la spesa settimanale, pur avendo un supermercato sotto casa, perché ho il frigorifero per conservare le vivande. Quindi accumulo e spesso qualcosa di quello acquistato  diviene direttamente un rifiuto perché andato a male. La mia è una famiglia molto attenta ai consumi e quindi “spreca” quasi niente. Eppure, in Italia circa l’8% della spesa diventa direttamente rifiuto. Capite che questo rapportato al fatto che nel mondo si muore di fame e che la povertà aumenta, oggi è inconcepibile.

Ecco allora che ho capito il senso di quell’aggettivo “quotidiano”. Dacci oggi il pane che ci basta per oggi! Cercare cioè di spezzare la spirale del consumismo che creandoci bisogni artificiali costringe a lavorare di più per produrre di più per consumare di più in un vortice che sta portando le società verso il baratro. E non ti lascia tempo per pensare, per vivere con la tua famiglia, con i tuoi figli con la tua comunità. Ci hanno fatto credere che  al “dio” lavoro, al “dio” denaro fosse  lecito sacrificare la parte migliore  della nostra vita a scapito di qualsiasi cosa. Ci hanno fatto credere che l’ uomo si misura dalle cose che possiede. Un mio amico, con un bellissimo gioco di parole diceva: “abbiamo trasformato il dio TRINO in dio QUATTRINO”! Il denaro, il possedere diventa la misura dell’essere. Tutto si piega al volere della Produzione: l’ambiente, la salute, la sicurezza, lo sfruttamento, la violenza ….la guerra! Ancora una volta l’homo sapiens dimostra la propria inadeguatezza ad una vita in armonia con la natura e con i propri simili. Ecco allora la “preghiera” Dammi oggi il mio pane quotidiano. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Quello che basta per oggi! E per tutti.

Il resto del tempo lo voglio impiegare per leggere e studiare, per giocare con i miei nipotini…per far l’amore con mia moglie per chiacchierare con gli amici per aiutare chi sta peggio di me. Non credo sia utopia!!! E’ un modo diverso di concepire il lavoro e la produzione.  Non produrre enormi quantità di beni, ma produrre quei beni che bastano e siano sufficienti a migliorare la qualità della vita. Non solo la mia ma quella di tutta l’umanità!

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