domenica 30 settembre 2012

Una strana domenica

Quell’estate era particolarmente  calda e mentre nelle giornate normali il tempo comunque trascorreva grazie alle solite quotidiane attività, durante le domeniche dominante era la noia perché le ore  sembravano  interminabili e la giornata durava una infinità.
Inoltre il caldo accentuava ulteriormente l’inedia a tal punto che molto spesso una sana fetta di anguria ghiacciata ardentemente desiderata, ma voracemente consumata riacutizzava l’idea di apatia che ci prendeva.
E così, come tutte le domeniche, noi vitelloni adolescenti di paese, terminata la messa delle 11,30, ci recavamo straccamente nella villa comunale dove si svolgeva il rito del primo approccio.
Era il periodo in cui una ragazza non usciva mai da solo per non essere additata dalle malelingue.
Le ragazze venivano in villa per il consueto passeggio domenicale post-messa e pre-pranzo.
Erano sempre o in compagnia delle amichette, o scortavano il fratellino piccolo oppure un qualsiasi nipotino. La realtà è anche le ragazze attraversavano il periodo del “mostrarsi” agli occhi predatori di noi “maschietti”. Sinceramente non ho mai capito chi fosse il predatore e chi la preda.
Le ragazze, molto più sveglie di noi, lanciandoci languide occhiate, ci ordinavano di sceglierle, mentre erano esse stesse a sceglierci.
E noi ci siamo sempre illusi di essere  “i maschi che conquistano”!
La villa comunale aveva un bellissimo viale centrale alberato delimitato per tutta la sua lunghezza da una serie di panchine che all’epoca erano metalliche. Il viale aveva di fatto tre corsie. Nella centrale passeggiavano di solito le ragazze “libere” . Nelle corsie laterali, quelle più prossime alle panchine, passeggiavano invece le ragazze già “in parola”, quelle impegnate, o addirittura quelle già accoppiate tutte comunque mai da sole.
Anche io, pur essendo all’epoca un seminarista, partecipavo d’estate a questo strano, ma bellissimo cerimoniale. Avevo anche ricevuto scambi di sguardi ed una “quasi mezza promessa d’impegno”  da una ragazza che mi piaceva molto che però mi confidò che a breve avrebbe dovuto trasferirsi a Milano. E così restai sedotto e abbandonato!
Una di questa calde domeniche estive, mentre aspettavamo l’arrivo delle “promesse”, stavamo pigramente appoggiati al muretto vicino l’entrata della villa.
Improvvisamente volgendo lo sguardo a sinistra verso la via Gianbattista Vico, dove abitavo, vidi in lontananza un tale che celermente camminava con una stranissima postura. In pratica teneva entrambe le mani appoggiate ai fianchi all’altezza della cintura formando un ampio arco con le braccia. Istintivamente sgomitai il compagno al mio fianco e gli dissi: “Guarda, guarda quello come cammina?!?!” I miei amici si girarono ed uno mi rispose: “ E allora cosa c’è di strano? Probabilmente ha dolore ai fianchi e se li comprime”. Un altro rispose “Ma va!!! Non vedi che non ha la cintura ai pantaloni! Evidentemente gli cadono e se li tiene su con le mani”. “Secondo me – dissi – c’è qualcos’altro scommettiamo?!?” Mentre eravamo presi in queste filosofiche argomentazioni, il tale era giunto nelle nostre vicinanze al che dissi ai miei amici “Beh sentite vado a chiederglielo”. Mi avvicinai timidamente e ponendo davanti fermai i passi del tale ed in perfetto dialetto sampaolese gli chiesi: “ Combà, scus…ma p’cchè cammiìn ‘ccuscì ch’i mèn  e fiàngh?!?”
(Signore scusi, ma perché cammina in questo modo con le mai sui fianchi).
Il signore mi guardò con uno sguardo tra l’adirato, l’assente e l’inebetito. Poi chinò lo sguardo verso i fianchi e sbotto urlando: “ Oh càzz….m’hànn fr’chèt i m’lùn”  ( Perbacco, mi hanno rubato le angurie!)
 
 
Villa comunale oggi
Villa comunale ieri


....e quì ci si cercava un po' di intimità

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