martedì 11 settembre 2012

Le prime sigarette

Certo che noi umani siamo proprio strani! Da adulti ci piace ripercorrere i ricordi e rivedere nostalgicamente i tempi di quando eravamo ragazzi, mentre da ragazzini non vediamo l’ora di crescere per poter fare “le cose dei grandi”. Per questo motivo, ma soprattutto perché il gusto delle cose proibite ha sempre avuto un certo fascino, anche io fin dall’età di sette, otto anni smaniavo per “fumare” la mai prima sigaretta. A quei tempi le sigarette si vendevano “sfuse” e quindi non era necessario comprare il pacchetto intero. Questo per noi era un enorme vantaggio poiché erano i “tempi delle quattro esse”. La frase che fotografava la nostra condizione di ragazzi infatti era la seguente: “Stèngh sèmp senz sold!!!” ( Sono Sempre Senza Soldi). La famose quattro esse appunto. Ricordo si cercavano le cose più strampalate per “fabbricarsi” una sigaretta. Tra le cose più assurde ricordo che la mia preferita era quella di produrre la sigaretta utilizzando la paglia con cui erano fatte le sedute delle sedie. A casa mia, ancora oggi le conservo, le sedie che utilizzavamo avevano le sedute fatte di paglia intrecciata. Dal sotto della seduta, io sfilavo una treccia di paglia che poi tagliavo in piccoli pezzi di quattro o cinque centimetri circa. Questi pezzi, se eri fortunato, riuscivi ad avvolgerli in della carta velina che veniva saldata dopo averla umettata ben bene con la saliva. Ed ecco formata l’agognata “sigaretta”. A questo punto, come un ladro che ha commesso il furto, dopo aver rubato alcuni “prosperi” o meglio “ i lumìn; i zulfanèll”; appartati in luogo rigorosamente nascosto e possibilmente al buio si dava inizio al rito: l’accensione della prima sigaretta. Accesso il fiammifero, lo si portava lentamente alla bocca dove era stata posta l’autarchica sigaretta. Prime boccate per l’accensione…primi violenti colpi di tosse per l’inesperienza. Poi pian piano le cose andavano meglio e si tirava e si sputava fuori in fumo senza ingoiarlo. Se per caso accadeva di ingoiarlo, si esplodeva in violenti colpi di tosse che causavano violento rossore da soffocamento e gli occhi sembrava volessero schizzare via dalle orbite. Cosa importantissima, questa “iniziazione” doveva avvenire in compagnia almeno di un altro amico, se non in gruppo. A tale proposito ricordo che il mio amico era Franco Ponzano con il quale per un periodo abbiamo diviso tutto. Eravamo come fratelli. “ Frà quanta sold ti joji ?? “ – Ji tèngh vìnt lìr e tu?? – Ji n’ tèngh sùl déc!!!” E và bòn ja almen quàtt o cìngh Nazionèl ci putìm ‘ccattà”. ( Franco, quanti soldi hai – Io ho venti lire e tu? – Io ne ho solo dieci – E va bene dai almeno quattro o cinque nazionali le possiamo comprare) Già perché ai miei tempo c’erano la NAZIONALI senza filtro (le sigarette più economiche) nel classico pacchetto di carta tutto bianco con una grande “N” blu. C’erano poi le SAX e le Nazionali da Esportazione. Queste ultime erano in un pacchetto tutto verde che riportava sui lati l’immagine di una Caravella stampata in nero. Non ho mai capito dove cavolo venivano esportate, però avevano il filtro. Il bello accadeva quando andavamo a comprarle. Innanzi tutto era sempre un dramma per chi doveva andare. Mi viene in mente la scena di Totò nel film “La banda degli Onesti”. “ Franco, Joji tòcc a te… va dìnt e fatt da tre nazionèl senza filtr”. ( Franco, oggi tocca a te..vai dentro e fatti dare tre Nazionali senza filtro) Il tabaccaio ci sgamava sempre quando dicevamo: “ A dìtt papà, ma dà tre nazionèl senza filtr??”. (Ha detto mio padre, dammi tre Nazionali senza filtro) Allora lui rispondeva “ Aaaah s’ l’ha dìtt papaà….” (Ah, se l’ha detto papà?!?) E così dicendo prendeva una bustina di carta velina e vi avvolgeva dentro le tre sigarette. Quando avevamo pochi soldi gli chiedevamo: “ A dìtt papà, m’a dà ‘na Nazionèl senza filtr??” Il tabaccaio di rimando: “Vùna sòl??? E t’ le ‘ncartà o t’a purt accuscì???” (Una sola ??? E te la incarto o la porti via così???) Insomma ogni volta lui giocava con noi come il gatto con il topo. Smisi di “fumare” per tantissimo tempo per a riprendere all’età di diciotto anni. Poi, a cinquantatrè anni ho smesso definitivamente ed ho ripreso, così a gustare odori e sapori che continuando non avrei potuto più apprezzare!

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