martedì 18 settembre 2012

Le foto dei defunti sul comò

Le foto dei defunti sul comò
Con il caldo, al mio paese, sembra rinascere anche la voglia di stare insieme e di chiacchierare. Alcuni esperti chiamano questo  “socializzare” . Credo sia invece una sana voglia, una volta consumato l’inverno e con la primavera inoltrata, di condividere in armonia gioie e problemi con quanti ci sono vicini.
Per questo a San Paolo di Civitate,  e penso in ogni piccolo paese del Sud, vi è ancora oggi usanza di sedersi davanti l’uscio di casa fino a notte tarda.In effetti le sere d’estate sono  molto calde ed afose e quasi nessuno ha mai voglia di andare letto troppo presto.All’aperto invece  e con la leggera brezza della notte si trascorrono interminabili e piacevoli ore di conversazione.Ovviamente si argomenta  delle cose  più svariate  e quasi sempre lo sport preferito in cui ci si esercita è lo “spettegolare” scambiando notizie, vita morte e miracoli dell’incauto passante e dei suoi avi fino alla settima generazione. Non mancano mai le strane storie di paese, le cose misteriose, le strane morti e le apparizioni di strane creature. Anzi è inevitabile finire a parlare di questo!Gli anziani e le nonne la fanno da padrone e si tira anche fin oltre le due di notte.
Un’estate accadde un fatto curioso che voglio raccontarvi.
Mio fratello Pietro, che mancava da qualche anno, tornò al paese da Milano con un suo amico sardo,Gaetano. Erano venuti da soli senza le rispettive fidanzate per passare una settimana in famiglia.
Quell’anno l’aria era particolarmente afosa e così  dopo cena, consumato le ore di struscio in piazza ed in villa, ci sedemmo, come le altre sere, sul marciapiede davanti  la porta di casa.
Disposte in semicerchio le sedie con ancora le sedute in paglia, bottiglia di acqua per le donne e rigorosamente birra fresca per gli uomini.
Ricordo che eravamo negli anni settanta e noi abitavamo in via G.B.Vico al 15. Affianco  a casa nostra, dove ora sorge la casa di mio fratello Gino, vi erano allora due locali liberi, che presto i miei avrebbero acquistato. In quei  locali, autorizzati dal legittimo proprietario, dovevano passare la notte mio fratello Pietro con il suo amico. Scambiati i convenevoli di rito, come sempre accadeva, si arrivò a parlare di defunti…. Di strani accadimenti, di morti apparenti  e di fatti successi in misteriose circostanze.  I due milanesi ascoltavano con gli occhi sgranati!
Ogni tanto,  con malizioso candore, mia madre chiedeva : “ Jaitèn  ‘n jè ca tì pavùr?!? E cha  t’ fa ‘mpressiòn!?!?” ( Gaetano, non è che hai paura e che ti impressioni!?!?) e lo diceva con uno strano sardonico sorriso. Quindi continuava accentuando maggiormente la fase horror dei racconti.
Ad un certo punto Gaetano, l’amico di mio fratello, non potendone più esclamò :
“ Beh ora sono veramente stanco e me ne andrei a letto”. Si alzarono insieme e si avviarono nelle loro stanze. Nella stanza dove era collocato il letto, dopo il comodino con l’abat-jour, era posizionato il comò. E sul comò riflesso  dallo specchio c’era sempre un lumino acceso davanti alle foto incorniciate di vari defunti. Quando i due entrarono in casa, mia madre immediatamente disse: “ Quìl stasér ‘ng ‘ddorm’n!!! Quìl  tènn pavùr!! ( Quelli stasera non dormono! Quelli hanno paura!)
Allora rimanemmo fuori seduti al fresco ad aspettare cosa sarebbe successo. Non aspettammo troppo che li vedemmo affacciarsi a turno. Ora Gaetano, ora mio fratello. Noi li guardavamo incuriositi e loro dicevano: “ Fa troppo caldo…non si può dormire!!!!” e noi rispondevamo ridacchiando  “ Scìn ti raggiòn …fa proprji càvd” ( Hai ragione è vero fa proprio caldo).
Dopo un po’ uscirono improvvisamente e di corsa… entrarono nell’auto dicendo: “Non riusciamo a dormire per il caldo. Andiamo a fare un giro in macchina”. Sapevamo  benissimo che era una scusa. Le foto dei defunti …il lumicino acceso e l’atmosfera creata dai racconti di mia madre avevano ottenuto  il giusto mix di paura. Tornarono la mattina dopo con il sole ma non vollero più dormire in quelle stanze. La vacanza terminò il giorno stesso e ripartirono per Milano.
 


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