Le
foto dei defunti sul comò
Con
il caldo, al mio paese, sembra rinascere anche la voglia di stare insieme e di
chiacchierare. Alcuni esperti chiamano questo “socializzare” . Credo sia invece una sana
voglia, una volta consumato l’inverno e con la primavera inoltrata, di
condividere in armonia gioie e problemi con quanti ci sono vicini.
Per
questo a San Paolo di Civitate, e penso
in ogni piccolo paese del Sud, vi è ancora oggi usanza di sedersi davanti
l’uscio di casa fino a notte tarda.In
effetti le sere d’estate sono molto calde
ed afose e quasi nessuno ha mai voglia di andare letto troppo presto.All’aperto
invece e con la leggera brezza della
notte si trascorrono interminabili e piacevoli ore di conversazione.Ovviamente
si argomenta delle cose più svariate e quasi sempre lo sport preferito in cui ci si
esercita è lo “spettegolare” scambiando notizie, vita morte e miracoli
dell’incauto passante e dei suoi avi fino alla settima generazione. Non
mancano mai le strane storie di paese, le cose misteriose, le strane morti e le
apparizioni di strane creature. Anzi è inevitabile finire a parlare di questo!Gli
anziani e le nonne la fanno da padrone e si tira anche fin oltre le due di
notte.
Un’estate
accadde un fatto curioso che voglio raccontarvi.
Mio
fratello Pietro, che mancava da qualche anno, tornò al paese da Milano con un
suo amico sardo,Gaetano. Erano venuti da soli senza le rispettive fidanzate
per passare una settimana in famiglia.
Quell’anno
l’aria era particolarmente afosa e così
dopo cena, consumato le ore di struscio in piazza ed in villa, ci
sedemmo, come le altre sere, sul marciapiede davanti la porta di casa.
Disposte
in semicerchio le sedie con ancora le sedute in paglia, bottiglia di acqua per
le donne e rigorosamente birra fresca per gli uomini.
Ricordo
che eravamo negli anni settanta e noi abitavamo in via G.B.Vico al 15. Affianco a casa nostra, dove ora sorge la casa di mio
fratello Gino, vi erano allora due locali liberi, che presto i miei avrebbero
acquistato. In quei locali, autorizzati
dal legittimo proprietario, dovevano passare la notte mio fratello Pietro con
il suo amico. Scambiati i convenevoli di rito, come sempre accadeva, si arrivò
a parlare di defunti…. Di strani accadimenti, di morti apparenti e di fatti successi in misteriose
circostanze. I due milanesi ascoltavano
con gli occhi sgranati!
Ogni
tanto, con malizioso candore, mia madre
chiedeva : “ Jaitèn ‘n jè ca tì pavùr?!?
E cha t’ fa ‘mpressiòn!?!?” ( Gaetano,
non è che hai paura e che ti impressioni!?!?) e lo diceva con uno strano
sardonico sorriso. Quindi continuava accentuando maggiormente la fase horror
dei racconti.
Ad
un certo punto Gaetano, l’amico di mio fratello, non potendone più esclamò :
“
Beh ora sono veramente stanco e me ne andrei a letto”. Si alzarono insieme e si
avviarono nelle loro stanze. Nella stanza dove era collocato il letto, dopo il
comodino con l’abat-jour, era posizionato il comò. E sul comò riflesso dallo specchio c’era sempre un lumino acceso
davanti alle foto incorniciate di vari defunti. Quando i due entrarono in casa,
mia madre immediatamente disse: “ Quìl stasér ‘ng ‘ddorm’n!!! Quìl tènn pavùr!! ( Quelli stasera non dormono!
Quelli hanno paura!)
Allora
rimanemmo fuori seduti al fresco ad aspettare cosa sarebbe successo. Non
aspettammo troppo che li vedemmo affacciarsi a turno. Ora Gaetano, ora mio
fratello. Noi li guardavamo incuriositi e loro dicevano: “ Fa troppo caldo…non
si può dormire!!!!” e noi rispondevamo ridacchiando “ Scìn ti raggiòn …fa proprji càvd” ( Hai
ragione è vero fa proprio caldo).
Dopo
un po’ uscirono improvvisamente e di corsa… entrarono nell’auto dicendo: “Non
riusciamo a dormire per il caldo. Andiamo a fare un giro in macchina”. Sapevamo
benissimo che era una scusa. Le foto dei
defunti …il lumicino acceso e l’atmosfera creata dai racconti di mia madre
avevano ottenuto il giusto mix di paura.
Tornarono la mattina dopo con il sole ma non vollero più dormire in quelle
stanze. La vacanza terminò il giorno stesso e ripartirono per Milano.
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