sabato 15 settembre 2012

 
La festa del Preside - Boby e Lilly

Finalmente arrivò l’inizio delle Scuole Medie ! Mi trasferii a Troia. Una bellissima cittadina sempre in provincia di Foggia, ma posta su una collina più alta di quella a cui ero abituato in San Paolo di Civitate.
Alloggiavo presso l’Istituto di Padri Missionari Comboniani dove i miei pagavano una retta annuale di 150 mila lire.
Per la mia famiglia era un grosso sacrifico, ma era l’unico modo perché potessi continuare gli studi.
Restai a Troia per tutto il triennio delle medie e per i due anni successivi del ginnasio che frequentai a Foggia…ma non corriamo troppo.
Troia era una pese bellissimo, arroccato sulla collina e disposto per il lungo. Era sempre molto ventoso e ricordo che al mattino per recarci a scuola dovevamo attraversare il lungo corso centrale del paese che terminava in grande piazzale con l’edificio scolastico di fronte. Si faceva fatica perché era in salita, mentre all’uscita era una facile corsa. Il seminario di cui eravamo ospiti era dedicato a Maria SS Mediatrice veneratissima dalla popolazione locale e non.
Il primo anno per me non fu facile. Per mio carattere infatti, necessito sempre, ancora oggi di una certa quantità di tempo per ambientarmi; per conoscere le nuove situazioni che mi circondano e per potermi aprire alle nuove opportunità.
Dimenticavo una cosa importantissima!!! Il nostro Seminario era pieno di ragazzi provenienti dai più diversi paesi della provincia di Foggia ed alcuni venivano anche dalla provincia di Bari o addirittura dalla Basilicata e dalla Campania. Ci caratterizzavamo per il fatto che eravamo tutti appartenenti a famiglie non certo benestanti, ma tutti avevamo espresso il desiderio di diventare Padri Missionari.
Vi era anche un altro Istituto gestito dai Padri Diocesani con i quali siamo sempre stati in aperta competizione. Sono ancora oggi certo che loro non ci vedevano di buon occhio perché noi eravamo “i fratelli poveri” . Noi frequentavamo le scuole statali ( cosa rivoluzionaria per l’epoca), loro le scuole interne all’istituto. Quando uscivamo in paese noi avevamo vestiti normali e potevamo benissimo confonderci con gli altri ragazzi del paese. Loro erano vestiti con la tonaca nera, lunga e piena di bottoni e camminavano sempre in fila per due. Un po’ mi facevano pena! Comunque passato il periodo dell’ambientamento, fu quasi naturale per me mettermi in mostra in quanto me la cavavo molto bene nel canto e nel gioco del calcio. Inevitabilmente divenni una specie di capetto dei ragazzi della mia età.
Il disegno era la mia bestia nera. Non ero capace proprio! Ed il mio professore che ricordo si chiamava Medoro fin da subito mi prese di mira ed appena poteva mi infliggeva voti bruttissimi.
Quell’anno nello stesso giorno cadevano due eventi. Il compleanno del Preside ed il decennale della sua presidenza a Troia. Il Preside, che ricordo faceva di cognome Dell’Aquila, al solo vederlo incuteva timore. Era una persona alta, distinta con uno sguardo forte che ti guardava sempre dritto negli occhi.
Aveva un modo di incedere tutto suo: incrociava le mani dietro la schiena e procedeva teso con la schiena dritta. Sembrava avesse un’asta rigida per il lungo in mezzo alle spalle.
Le insegnanti decisero di organizzare per il fausto giorno la rappresentazione di una operetta. Fecero alcuni provini ed io venni scelto per interpretare il personaggio di Boby. Dovevo recitare e cantare insieme ad una ragazzina che interpretava il personaggio di Lilly. Sinceramente non ricordo più la trama dell’operetta, ma una cosa ancora oggi mi è rimasta stampata nella mente.
Un po’ di pazienza….procediamo con ordine!
Provammo e riprovammo per giorni e giorni. Boby e Lilly eravamo affiatatissimi e bravi entrambi. Gli insegnanti che assistevano alle prove erano entusiasti e già pregustavano il successo e la stupenda figura che avrebbero fatto agli occhi del Preside. Ricordo che mi cucirono un costume ad hoc composto da un pantalone tutto rosa con due righe nere lungo le gambe; una camicia bianca ed un gilè con due bottoni anche lui rosa. Lilly invece indossava una gonna larga lunga e tutta bianca, una camicia bianca e anche lei un gilè rosa. Ma, come succede spesso, l’imprevisto era in agguato ed il diavolo ci mise le corna. Infatti due giorni prima dell’evento fui colpito da una violentissima faringite! Caramelle per la gola, tisane balsamiche, sciarpe di lana a protezione della gola…non ci fu nulla da fare la faringite non passava! Alla prova generale accadeva che le scene di recitazioni riuscivo a completarle anche con qualche pausa aggiuntiva che però non destava sospetti, ma quanto dovevo cantare al posto della mia solita voce squillante venivano fuori dei versi gracchianti e la voce si strozzava in gola!
Purtroppo non era stata prevista la possibilità di un sostituto e così si decise che comunque avrei eseguito l’operetta.
Il giorno fatale arrivò! Il Preside era seduto in prima fila, con anche il Sindaco e le altre autorità del paese.
Andò tutto alla perfezione sino al punto in cui dovevo cantare queste parole che ricordo ancora molto chiaramente. Sulla scena c’eravamo Boby e Lilly ed io rivolto a lei cantavo:
Oh che rosse fragole
Bagnate ancor
Dalla rugiada fresca del mattin
Sulle labbra lasciano
Un dolce umor!
Orsù assaggiate ve ne do
Un pochin!
La melodia era di qualche ottava alta e mi ritrovai con pochissima voce e per lo più gracchiante.
Ma anche con le lacrime agli occhi continuai e portai a termine non solo la canzone, ma anche tutta l’operetta.
Fu un successo strabiliante! Il Preside volle addirittura abbracciarmi e le autorità tutte mi strinsero la mano. Il mio pianto lentamente si trasformò in sorriso e tutta la platea esplose in un applauso che ancora oggi mi fa venire la pelle d’oca.
Da allora divenni “il coccolino” del preside e quindi ero benvisto in tutto l’istituto.
Persino Medoro, il professore di disegno, prese a benvolermi e da allora quando mi vedeva in difficoltà nel disegnare, si avvicinava al banco, mi consigliava e mi aiutava anche materialmente.
Ho trascorso tre anni felici. La mia Lilly non l’ho mai più rivista. Ho però imparato che anche un insuccesso può trasformarsi in vittoria quando l’impegno profuso in esso è il massimo di quello che in quel momento potevi dare.


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